Il nostro referente sezionale per la rivista Francesco Tortora ha intervistato Gino Rapa per ricordare il padre Pippo, un uomo che ha dedicato la sua vita allo sport e alla formazione dei giovani.
In occasione del ventennale della scomparsa di Giuseppe Rapa, la Sezione AIA di Albenga ha voluto ricordare “Pippo”, una figura emblematica per la storia sportiva del comprensorio che ha in qualche modo coinvolto anche la nostra realtà associativa.
Pippo Rapa, con il suo carattere onesto, giusto, e con la passione che lo ha contraddistinto dall’inizio della sua carriera, è stato una figura esemplare per tanti giovani che hanno scelto di percorrere la strada dello sport.
Oggi possiamo ascoltare le sue gesta tramite la testimonianza del figlio, Gino Rapa, professore di lettere in pensione e portavoce dell’Associazione “Fieui dei Caruggi”, un gruppo di amici di Albenga noti al pubblico per le loro attività a favore del territorio e per le iniziative benefiche lodevoli.
Come sappiamo dalle informazioni raccolte in tutti questi anni, suo padre non veniva chiamato nella veste di arbitro, ma in quella di giudice per le competizioni sportive perché Giuseppe era noto per essere una persona giusta e imparziale, perfetto quindi per decidere sulle più svariate controversie. Mi può raccontare di più a riguardo?
“L’onestà è una delle caratteristiche che ha forgiato la personalità di mio padre ed è uno dei tanti valori che mi ha trasmesso nella vita e non lo smetterò mai di ringraziare per questo. In riferimento agli anni in cui io giocavo nel CSI, e mio padre arbitrava nell’organizzazione, posso raccontare un episodio personale divertente: una volta mi sono ritrovato a essere arbitrato proprio da mio padre il quale, in seguito al mio primo fallo, mi ha espulso senza alcun ripensamento e al di sopra di ogni sospetto!”
Pippo viene ricordato per l’attività che ha svolto a favore dei giovani sportivi: ce ne può parlare?
“Mio padre ha dedicato gran parte della sua vita alla formazione dei bambini e dei giovani in generale, soprattutto nelle società Pontelungo e San Filippo Neri. In quest’ultima specialmente, insieme all’indimenticabile Giacumin Gandolfo, ha fatto crescere intere generazioni di ragazzini che oggi sono uomini i quali, se li incontro per strada, mi ringraziano ancora per quello che mio padre ha fatto per loro. Tutto ciò scatena in me una serie di emozioni uniche, difficili da descrivere.
Mio padre passava delle giornate intere, soprattutto il sabato e la domenica, nel cortile del Sacro Cuore per formare, educare, arbitrare i “pulcini”, i “grilli” e tutte le categorie dei bambini più piccoli per le quali ha fatto molto.
Negli ultimi tempi, pur di arbitrare le partite dei ragazzini, si metteva a dirigerle da una sedia a bordocampo.
Il suo buon animo, la sua onestà, il suo impegno e la sua sportività lo hanno portato a costruire una figura che i bambini hanno sempre infinitamente rispettato. I bambini hanno sempre avuto un rapporto quasi familiare con Pippo, una sorta di legame con il “nonno – arbitro” che ha dato molto a questi ragazzi d’un tempo e uomini d’oggi.”
Suo padre ha avuto delle persone di riferimento?
“Da un punto di vista della sua educazione, mio padre ha avuto come figure di riferimento i sacerdoti del Sacro Cuore, Don Barbera e Don Isola in particolare; riguardo alla sua carriera nel mondo dello sport, nel Centro Sportivo Italiano, mi parlava frequentemente di Andrea Repetto, dirigente del CSI e le figure di Giacumin Gandolfo, di Romeo Pollero e tutti quelli che frequentavano assiduamente l’ambiente sportivo del Sacro Cuore, per lui volti amici importanti e fondamentali punti di riferimento.
Il cortile del Sacro Cuore è stato uno dei luoghi al centro della sua vita in quanto l’ha frequentato da ragazzo poi, essendoci cresciuto, è stato arbitro ed educatore dei bambini.”
Secondo lei, a oggi, esiste una figura come suo padre nel mondo sportivo locale?
“Non frequentando più questo mondo non saprei come rispondere nel modo più esauriente, in quanto non ho più modo di “bazzicare” come un tempo in queste realtà sportive, ma ci tengo comunque a precisare che sono sicuro esistano delle persone che hanno a cuore le esigenze dei ragazzi.
Un personaggio di riferimento nel mondo sportivo locale è sicuramente Beppe Zanardini, un uomo che dà e ha dato molto ai giovani e che, con il suo impegno autentico, si è mostrato come un esempio per tutti i ragazzini che ha formato.
Beppe può essere identificato come figura cresciuta sulla scia degli apprendimenti trasmessi da Giacumin Gandolfo e da mio padre. Zanardini è stato dapprima calciatore, e successivamente ha continuato a lavorare nel calcio locale nell’Associazione San Filippo Neri.”
Lei ha mai pensato di seguire le orme di suo padre nel mondo sportivo?
“Da giovane ho provato a giocare a calcio, ma poi ho smesso. Non ho mai provato a fare l’arbitro anche perché, oltre all’opinione estremamente contraria di mia madre, non è mai entrato nella mia ottica il fatto di diventare un arbitro di calcio.”
Ha un ricordo in particolare di suo padre?
“A livello personale ne ho tantissimi invece, legati al mondo del calcio, mi ricorderò per sempre di uno in particolare: una volta accompagnai mio padre ad Alassio ove venne chiamato a dirigere questa gara speciale nella quale sarebbero scesi in campo i grandi calciatori della massima serie di quel periodo come Nicolè, Boniperti, Charles della Juventus, e Hamrin della Fiorentina.
Quella partita per lui è stata come realizzare un sogno, gli si leggeva negli occhi un turbinio di emozioni tra le quali la netta sorpresa di sapere che andava ad arbitrare quei fenomeni e, sicuramente, l’enorme entusiasmo del momento. Quella è stata una delle giornate più felici della sua vita.”
Le fa piacere che la figura di suo padre venga ricordata da noi nel Memorial intitolato alla sua persona?
“Assolutamente sì. Ringrazio la Sezione arbitri di Albenga che ogni anno intitola un torneo a mio padre. La mia felicità è doppia, poiché so per certo che mio padre sarebbe davvero entusiasta di sapere di venir ricordato in questa modalità: sicuramente un torneo disputato tra Sezioni dove sono presenti soprattutto giovani arbitri, sarebbe un motivo di gioia per lui.”