Lo scorso 28 aprile abbiamo avuto l’onore di ospitare virtualmente l’arbitro CAN Giovanni Ayroldi della sezione di Molfetta.
Giovanni, classe 1991, inizia ad arbitrare all’età di sedici anni, divenendo associato della sezione AIA di Molfetta. Dopo sei anni di permanenza negli organi tecnici periferici, approda alla CAN D nella stagione 2013/2014, commissione in cui permane per tre stagioni sportive. Il 1 luglio 2016 viene transitato alla CAN C. Dopo essere passato alla CAN B, il 16 gennaio 2020, a soli 29 anni, esordisce in serie A nella gara Bologna – Verona. Dalla corrente stagione sportiva è a disposizione della CAN A e B.
Nonostante la giovane età, l’arbitro pugliese vanta già all’attivo 23 presenze in serie B, 4 presenze in Coppa Italia e 8 presenze in serie A.
Nella riunione, svoltasi in modalità telematica sulla piattaforma Zoom, erano collegati gli associati nazionali della sezione ingauna, a cominciare dagli osservatori Giuseppe Tortora (CAN C), Pierluigi Casarini (CAN D), Riccardo Villa (CAI), Giuseppe Bellantoni (CAI), Michele Pellegrini (CAN 5) e dai direttori di gara Stefano Calzolari (CAI) e Giacomo Di Gangi (CAN 5).
Hanno inoltre assistito all’incontro i Componenti del Settore Tecnico Arbitrale Lorenzo Bonello e Michele Manera, il Direttore della Rivista “l’Arbitro” Federico Marchi e, in rappresentanza del CRA Liguria, il Responsabile degli Osservatori, nonché ex Presidente sezionale, Gianluca Panizza.
Dopo i saluti iniziali del nostro Presidente Igor Vecchio, l’Osservatore Arbitrale CAN C Giuseppe Tortora ha fatto da “apripista” all’arbitro CAN rammentando le visionature del collega e sottolineandone le doti.
L’ospite ha voluto spiegare nel dettaglio che cosa sia per lui l’arbitraggio, chiedendo agli associati presenti la loro opinione sugli argomenti trattati e rendendo interattivo l’incontro. “Fin dall’inizio della vostra carriera ascoltate con attenzione le figure arbitrali come gli osservatori e gli arbitri più esperti, da cui potete apprendere nozioni molto valide” – sostiene Ayroldi – “dovrete fare i conti con gli errori che commetterete in campo e dovrete essere capaci di farne tesoro, maturando come arbitri”.
Secondo la visione di Ayroldi, l’arbitraggio dovrebbe suddividersi in tre pilastri fondamentali: Famiglia, Team Working e Concentrazione.
Per Ayroldi la famiglia è tutto e non solo in termini di affetti stretti, bensì l’arbitro si è riferito anche a coloro che lo hanno sempre supportato negli anni, come i colleghi sezionali di Molfetta. “La vita sezionale è quella che più ci manca” – dice Ayroldi – “le cene conviviali, gli incontri e tutto ciò che concerne le riunioni in presenza. La Sezione la considero come una seconda famiglia”.
Il Team working è un altro aspetto fondamentale. “E’ importante far sentire tutti parte integrante di ciò che si fa durante la trasferta. L’arbitro, il leader di questa squadra, deve ascoltare le esigenze e non solo decidere. Infatti il senso di gruppo parte proprio da qui, motivando gli assistenti o mediando tra i vari componenti della squadra se si dovessero andare a creare problematiche”.
Il discorso, secondo Ayroldi, rimane lo stesso anche dal punto di vista di un ragazzo a disposizione dell’OTS.
Un giovane associato che si ritrova ad andare a dirigere una gara da solo può formare una propria squadra con un po’ di “astuzia”, interagendo con le persone che fanno da “contorno” alla partita.
Successivamente Ayroldi ha aperto una parentesi sulla particolare importanza, per noi arbitri, di un fattore: “Una delle più gravi cause di fallimento è sicuramente il calo di concentrazione. I direttori di gara rischiano di sbagliare maggiormente all’inizio o alla fine di un tempo regolamentare, in quanto all’inizio potremmo non essere ancora completamente sul pezzo mentre alla fine potremmo già pensare al termine della partita e a cosa si deve fare dopo”.
Ayroldi ha infine mostrato una sua fotografia del fischio finale della partita Play-Off di Serie C, ultima gara prima di approdare alla CAN.
“Per me la cosa più bella al mondo è arbitrare. Ringrazio tutta la vostra Sezione e i presenti per esservi collegati”.
Il relatore della serata ha voluto chiudere la riunione con una nota di commozione: “Io devo ringraziare un mio grande amico che purtroppo non c’è più: “l’arbitro col sorriso”, Daniele De Santis. Ho sempre ammirato la sua filosofia di vita, difatti la applico oggi e la applicherò per sempre in campo e fuori. Da lui tutti i ragazzi delle Sezioni dovrebbero prendere esempio e ricordare che non si devono mai perdere la gioia e il divertimento di questa passione chiamata arbitraggio”.
Il Presidente Igor Vecchio ha voluto salutare l’ospite dicendo: “Quando si associano i termini arbitri e famiglia mi si illuminano sempre gli occhi. In una Sezione piccola come la nostra vorrei che ogni ragazzo si sentisse protetto e capisse che non è mai solo perché fa parte di una grande squadra.” In aggiunta Vecchio conclude: “Ringrazio di cuore Giovanni per la riunione. Chi ti conosce ti aveva descritto bene, sei come un quadro dal valore immenso. Hai raccontato la tua esperienza con semplicità entrando da subito in empatia con ognuno di noi. Spero di ospitarti qui ad Albenga appena possibile. Hai fatto una riunione da 8.70!”.
Francesco Tortora Referente sezionale per la rivista “L’Arbitro” |