La Sezione AIA di Albenga torna in Serie B dopo 10 anni.
Giuseppe Tortora, 59 anni, bancario di professione, associato della Sezione AIA di Albenga dal 1986 (anno di fondazione della stessa), ha esordito in Serie B Domenica 30 gennaio.
Tortora diventa arbitro nella stagione sportiva 1978/1979, sostenendo il corso e l’esame presso la Sezione di Savona, ed esordisce in regione nel 1981; negli anni successivi riesce a scalare le categorie regionali fino ad arrivare alla Promozione (ai tempi era la massima categoria regionale), per poi intraprendere la strada degli scambi interregionali, venendo promosso nel 1989.
Tortora ha arbitrato finché ha potuto, ossia fino ai 45 anni, quando poi ha dovuto e voluto percorrere una strada alternativa a quella del calcare i campi. Giuseppe supera a pieni voti l’esame per diventare osservatore arbitrale nel 2009 e, da questo punto in poi, inizia la salita verso le categorie più ambite.
Nel 2010 transita al Comitato Regionale Arbitri ligure e, due anni dopo, raggiunge la commissione arbitri interregionali. La stagione successiva esordisce in Serie D, categoria in cui militerà per 5 anni fino alla sua promozione nell’odierna Commissione Osservatori Nazionali Professionisti, ex CAN PRO, nella quale è attualmente in organico.
Ciao Giuseppe, domenica 30 gennaio è arrivato il tuo esordio in Serie B da osservatore arbitrale. Quale partita della serie cadetta hai visionato?
La prima trasferta in Serie B è stata in terra veneta, precisamente a Cittadella. La gara, Cittadella – Cosenza, terminata 1 a 1, vedeva i locali impegnati nella rincorsa al play-off e gli ospiti in quella per non retrocedere.
Quali emozioni hai provato quando hai ricevuto la designazione?
La designazione mi è arrivata telefonicamente mercoledì mattina mentre ero a lavoro. Mi sono fermato un attimo per pensare al mio percorso condotto fin qua e ammetto di aver provato un’emozione unica.
Raccontaci il tuo punto di vista dalla tribuna: che consigli daresti ai giovani arbitri che calcano i campi?
Dalla tribuna si notano tanti particolari che in campo a molti sfuggono. Lo spostamento, che deve essere supportato dall’ottimale allineamento, è tutto. Vedere un collega che copre tutte le zone del campo ed è sempre in posizione idonea per giudicare al meglio riempie gli occhi dell’osservatore e diminuisce sicuramente le possibilità di errore. Altro punto fondamentale, oltre alla necessaria conoscenza del regolamento, è l’esternazione di un’adeguata personalità: nei momenti concitati della gara, in caso di “conflitto” con i calciatori, bisogna sempre uscirne vincenti.
Hai un consiglio da dare ai tuoi colleghi che vorrebbero diventare osservatori arbitrali?
Inizialmente pensavo che al termine della mia esperienza sul campo non avrei mai deciso di intraprendere la strada che sto percorrendo. Il momento critico è proprio quello del distacco dal terreno di giuoco per passare in tribuna, infatti fosse stato per me avrei arbitrato ancora oggi! Quindi il consiglio che posso dare ai futuri osservatori è quello di vivere il campo fino a quando se ne ha la possibilità, in modo da poter iniziare il percorso da osservatore senza alcun rimpianto e, soprattutto, con più esperienza acquisita “nel campo”. Con dedizione e impegno nessun ostacolo è invalicabile e nessun traguardo è irraggiungibile, anche se non si è stati arbitri a livello nazionale.